La via del karate
Presupposto indispensabile per ogni buon karateka è la consapevolezza di aver compreso questa disciplina non solo nei suoi risvolti tecnici ma anche soprattutto in quelli psicologici.
Il karate, per un buon karateka, deve diventare un modo di vivere e di agire, un’abitudine comportamentale al fine di poter raggiungere uno stato di cosciente, serena pace interiore.
Nella vita quotidiana, questo stato porta ad un miglioramento fisico per quanto concerne le facoltà dinamiche dell’individuo, a creatività, a coordinamento tra spirito e corpo, ad un senso generale di tranquillo benessere: i presupposti ottimali per l’ottenimento dei traguardi personali che sono alla base della vita di ogni essere umano.
Di primaria importanza, nell’ apprendimento del karate, è lo spirito tradizionale di ogni karateka rispetto verso il proprio MAESTRO e la sua scuola .
Seguire con dedizione e fedeltà una solo via, un unico DO, porta sempre a risultati sicuri.
Nel corso del ristretto spazio di tempo rappresentato dalla vita di un uomo, ognuno dovrebbe sempre ricercare la miglior guida possibile, restando poi fedele e coerente alle proprie scelte. In premio otterrà la credibilità, una dote divenuta in questi ultimi tempi tanto rara quanto preziosa.
L’allievo che non tradisce il proprio MAESTRO e non rinnega le proprie origini , non sarà a sua volta tradito e abbandonato e sarà seguito con il rispetto e fiducia che ha saputo conquistarsi.
Il karate non è uno sport paragonabile ad altre discipline sportive come : ginnastica, calcio boxe ecc..
Esso è un’arte marziale in continua evoluzione basata su principi tradizionali che si perdono nella notte dei tempi, ma nello stesso tempo anche in principi scientifici. E come tale va studiato, interpretato e vissuto . Per chi saprà far sua questa realtà nessun traguardo gli sarà negato.
Il cammino di ogni karateka passa attraverso questa via :
Il Budo di Daruma Taishi e dei grandi che lo hanno seguito rivive ogni giorno nei veri dojo al momento in cui inizia un miglioramento fisico e mentale che non ha mai fine.
Maestro Giorgio D’Amico.
Le origini de karate:
La disciplina del karate, cosi come viene praticata oggi, va ricondotta direttamente all’Okinawa-te ( te=mano), forma di difesa personale sviluppatasi nell’isola giapponese di Okinawa, nell’arcipelago delle Ryukyu.
Su come e quando quest’arte marziale giunse ad Okinawa esistono diverse versioni, tutte a cavallo tra realtà e leggenda: svilupperemo l’argomento attenendoci, per quanto possibile, ai dati più certi ed attendibili. L’Okinawa-te trae sicuramente le sue origini dalla disciplina cinese del kempo. Tra il IV e V secolo A.C. un monaco buddista indiano storicamente conosciuto con il nome di Bodhi Dharma ed in Giappone come Darauma Taishi, giunse in Cina. Fantasia popolare, storia e leggenda narrano la sua vita e le sue imprese. Di abbastanza certo vi è che Darauma Taishi visse allungo in un tempio: Shaolin-szu, ” il monastero della giovane foresta”, luogo nella quale diffuse una versione personale della sua religione basata sul principio della fusione di corpo e spirito. A lui vengono attribuite le tecniche di respirazione “ i chin ching “ volte allo sviluppo del “ chi “ oggi denominato KI, l’energia interiore. Nel tempio di Shaolin il monaco mise appunto le sue esperienze di lotta indiane, fondendole con quelle del kempo cinese: nacque cosi il metodo denominato Shaolin-szu kempo. Questa leggenda è stata tramandata di padre in figlio, non esistono documenti storici e parimenti, non esiste una documentazione precisa, ma solo una storia abbastanza credibile, su come questa disciplina giunse ad Okinawa.
Nel 1406 il famoso Sheo Hashi, della dinastia Okinawa, riusci’ a riunire in un solo reame le isole Ryukyu, con capitale Shuri. Temendo eventuali ribellioni vietò nel suo regno l’uso ed il possesso delle armi che vennero confiscate. Nel 1609 Okinawa divenne parte del dominio del clan Satsuma di Kyushu ( isola del Giappone del sud ), ed il divieto di portare armi venne rinnovato dal Daimo Shimazu . Causa diretta di queste imposizioni fu lo sviluppo di un metodo di difesa personale a mani nude, il Kempo cinese, la “ via del pugno “. Tale metodo fu importato nell’isola dai Suppushi, messi dell’Imperatore della Cina della dinastia Ming ( 1368-1661 ) e venne denominato Okinawa-te, nome che ha mantenuto anche nei secoli seguenti sino ai giorni nostri. Nell’isola e più precisamente nelle città di Shuri e Naha oltre che nel porto di Tomari, si svilupparono diverse scuole, poi ridotte a due principali: La scuola Shorin con sede a Shuri e la scuola Shorei più sviluppata a Naha. Caratteristiche della scuola di Shorin sono i movimenti agili e veloci , della scuola Shorei quelli lenti e forti. Siamo cosi arrivati alla nascita del karate moderno al mese di giugno del 1922 nel quale il M° Gichin Funagoshi ( 1870- 1957 ) fu invitato dal fondatore del judo prof. Jgoro Kano, a dimostrare la sua disciplina, il Ryukyu karate jitsu. La dimostrazione ebbe luogo a Tokio, fu organizzata dal ministero culturale giapponese e si chiamo “ Dai Ikkai Taiiku Tenrankai “ , che tradotto significa riunione dimostrativa degli sport. Fu la prima occasione nella quale i budoka giapponesi, ovvero i maestri ed i praticanti di kendo, judo e ju jitsu, poterono ammirare il karate, nuova disciplina che destò grande interesse e forte impressione . Funagoshi trovò subito in un altro grande maestro, Hironori Ohtsuka, un valido alleato: Ohtsuka praticava ju jitsu kempo , ma entrambi risentivano fortemente dell’influsso originale del Shaolin kempo, ed elaborarono un loro metodo di karate. Ai giorni nostri sono tantissimi gli stili di karate ( più di cento ) il mio pensiero e che il karate e una sola realtà, e gli stili sono un fattore commerciale senza il karate non esisterebbero gli stili.
Comunque i principali stili sono:
Storicamente nella disciplina del karate posso essere ricondotti a quattro: SHOTOKAN RYU. “scuola della casa di Shoto “ . Fondatore Gichin Funakoshi. Shoto significa letteralmente “onda di pino” pseudonimo con il quale il maestro giapponese firmava i suoi lavori di calligrafia. Lo stile si distingue per le sue posizioni lunghe e basse, lo stile è potente e veloce. WADO RYU. “ la via della pace”. Fondatore: Hirinori Hotsuka, posizione alte, movimenti veloci, lo stile ha come peculiaretà rotazione e spostamenti laterali che lo rendono particolarmente adatto al combattimento.
GOJU RYU “ Goken “, pugno forte “ e “Juken “, pugno morbido. Fondatore Chojun Miyagi. I movimenti sono lenti e potenti con forti contrazioni muscolari. Necessita di un grande vigore fisico. È lo stile che meno si è modernizzato conservando le peculiarità di un tempo.
SHITO RYU: dai caratteri nipponici dei maestri Itosu ( Shurite ) e Hiogaonna ( Nahate ). Il suo fondatore Kenwa Mabuni , studiò e perfeziono lo stile con entrambi maestri. I movimenti sono morbidi ed eleganti, alternati a forti contrazioni muscolari. Posizioni alte.
A questi principali stili possono essere affiancati altri quali lo shotokai ( Egami e Obata ), lo shikukai ( Tani ), il Sankukai ( Nambu ), il Kyokushikai ( Oyama ) .Uechi ryu ( Uechi ) ecc.… tutti questi stili insieme ad tantissimi altri non elengati non sono altro che personalizzazione di pur bravi maestri che vanno a ricondursi ai quattro stili principali di cui conservano molte caratteristiche peculiari. ( non dimenticando poi che ogni maestro ha creato la sua organizzazione diffondendo il proprio metodo ).
VIENI A SCOPRIRE IL GIOCO DEL KARATE
Iniziamo con il dire, che il karate che è nato in un’epoca, diversa ( ove non esistevano ancora le armi di fuoco) in un contesto sociale totalmente diverso. Oggi parlare di karate come arte marziali e anacronistico e socialmente inaccettabile.
La vita moderna, oggi offre ai nostri giovani modelli di vita all’insegna del dinamismo, di fatto li costringe a situazioni di pericoloso sedentarismo.
Ore passate davanti alla TV od ai video giochi hanno ormai quasi completamente tolto spazio a quelle attività ludico sportive che, spontaneamente, occupavano la maggior parte del tempo dei giovani di alcune generazioni fa, e ad esse occorre sommare quelle trascorse seduti sui banchi di scuola.
Oggi Pur mantenendo inalterati i suoi contenuti, etici e morali, la scuola del M° Giorgio D’Amico cintura nera 7° dan già atleta azzurro negli anni ottanta e campione d’Europa classe master , oggi coordinatore tecnico e responsabile dei coach federazione karate Italia ( F.K.I. ) specializzato alla scuola dello sport di Roma del C.O.N.I. per la disciplina del karate, stella di bronzo per meriti sporti del CONI.
Propone un corso di karate per i più piccoli a partire dai 5 anni di età in poi. Seguiti dalla dottoressa in scienze motorie con laurea magistrale Roberta D’Amico.
Va sottolineato che il karate per le sue valenze educative e formative, concorre efficacemente alla formazione e allo sviluppo di queste di queste capacità più generali di fondamentale importanza :
Questa affermazione può sembrare, a prima vista, contradittoria, a ben guardare, in realtà non lo è.
Infatti, la gestualità del karate determina lo sviluppo di tutte le capacità; coordinative (coordinazione generale e segmentaria, equilibrio dinamico reazione spazi – temporali ecc. Di una capacità condizionale molto importante, quale la forza rapida, ed infine della mobilita articolare. Strutturare, quindi in modo efficace il programma di formazione significa armonizzare una vasta gamma di esercizi-stimoli a carattere generale con specificità del gesto del karate , ovvero di quei gesti che sono compatibili e, stimolanti per il conseguimento degli obbiettivi posti da qualsiasi progetto educativo e formativo in ambito motorio. Ovvero in prims la salvaguardia della salute dei nostri figli nell’ambito sportivo.